Don Camillo (1948) di Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi

ImmagineQuesta volta sono certo che la scelta del libro susciterà qualche perplessità. Ammetto che mai avrei pensato di leggere Don Camillo e probabilmente se non me lo fossi ritrovato in casa non lo avrei mai acquistato, ringrazio la mia innata curiosità.
Visto il successo, ormai datato, dei film trovo naturale che qualcuno associ la mia recensione a questi ultimi ma, tengo a precisare, di non ricordare assolutamente i film omologhi e in questa sede mi riferirò solo ed esclusivamente alla versione cartacea.
Nelle prime pagine, Guareschi, presenta l’universo narrativo di Mondo Piccolo. Questo spazio, pur essendo totalmente inventato, ha una sua collocazione geografica ben precisa e individuabile nella bassa Padana.
Non ho amato affatto l’introduzione, nella quale l’autore sfoggia un attaccamento, per me eccessivo, nei confronti della propria terra. L’Emilia come unica regione nobile d’Italia può far piacere agli emiliani,  al resto degli italiani può risultare stucchevole. Fortunatamente questa particolare visione non si riscontra nelle pagine successive.
Il romanzo vero e proprio si suddivide in storielle ambientate sempre nella medesima città e avendo come protagonisti fissi, il prete Don Camillo e il sindaco comunista Peppone.
Sono racconti debolmente collegati da un sottile filo cronologico, composto soprattutto da sporadici riferimenti interni; di fatto una lettura non sequenziale degli stessi poco toglierebbe al senso logico del tutto.
Ogni singolo racconto è pervaso dalla voglia di rappresentare un mondo genuino, sincero, il tutto condito da una nota volutamente nostalgica; ogni storia è scritta in maniera solare, spensierata ed ha l’indubbia capacità di trasmettere buon umore. Si badi bene, non siamo di fronte ad un opera sciocca o vuota, la critica sociale e ancora più politica emerge in ogni singola pagina sotto forma di satira. Questa si esprime soprattutto per contrasti; Don Camillo, Peppone; comunismo, cattolicesimo; mondo rurale, mondo industriale. L’autore, mai nasconde la sua visione della vita e non risparmia nemmeno le critiche a chi la pensa diversamente. Emerge con forza una certa apologia cattolica filo monarchica cara a Guareschi e facilmente riscontrabile nella figura del prete protagonista.
Al di là delle convinzioni personali, le quali possono essere più o meno vicine a quelle espresse nel libro, ho trovato sorprendente l’approccio nei confronti del personaggio Peppone. E’ chiaro che lo stesso rappresenti quell’ideologia comunista osteggiata dall’autore, ma la voglia di denigrare l’idea è grande tanto quanto la volontà rispettare il portatore della stessa. Guareschi riesce nell’ardua impresa di onorare l’uomo criticandone allo stesso tempo le idee.
Non ho difficoltà ad ammettere la mia più completa lontananza dalle idee espresse da Guareschi ma, altrettanto candidamente ammetto di essere stato incuriosito dalla sua persona, ormai praticamente dimenticata; invito tutti a leggere, prima di terminare la recensione, la sua pagina di Wikipedia.
Dopo questa istruttiva lettura la mia iniziale antipatia per Giovannino si è subito trasformata in naturale ammirazione. Mi rammarica notare come la figura di Guareschi sia totalmente dimenticata nel quadro culturale italiano del ‘900, dovuto a mio parere, all’egemonia storica della sinistra sulla satira e in più in generale sulla cultura nostrana. Peccato; Guareschi rappresenterebbe un perfetto modello di coerenza e di onestà intellettuale, da portare come esempio.
Ho lasciato, volutamente, per ultima l’analisi del Cristo sulla croce; credo sia il personaggio che più di ogni altro possa dare l’idea del valore morale e dell’intelligenza di questo autore. Il Cristo è sicuramente la figura più simpatica ed equilibrata; se Don Camillo è l’alter ego di Guareschi allora il Cristo ne è la coscienza. Una coscienza questa critica; intelligente nel riconoscere gli errori commessi dal prete quindi egli stesso e tanto matura da apprezzare i pregi di Peppone di conseguenza l’avversario politico.

2 pensieri su “Don Camillo (1948) di Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi

  1. Ho scoperto solo ora questo stimolante blog, mi piacciono molto i libri, ho seguito un collegamento dal blog di Luna. Sfrutterò volentieri i vostri suggerimenti. In particolare a me Guareschi è sempre piaciuto molto, per l’umanità e la particolare ironia che mi sembra sia riuscito a mettere nei suoi scritti, al di là del discorso politico, che pure pesa tanto. Devo anche dire che, vivendo non molto lontano dall’area descritta, che la vita dei personaggi è molto più reale di quanto non si possa pensare… non sono caratteri gonfiati per esigenze letterarie, persone come quelle le ho conosciute davvero. Grazie per il serivizio utile che dai e che date, leggere è davvero cibo per la mente e una mente tenuta a digiuno dai libri può creare mostri, ingiustizie e disuguaglianze.

    • L’ironia è una delle doti migliori di Guareschi che come ribadisco è stato troppo facilmente dimenticato. Grazie per i complimenti, siamo degli appassionati e cerchiamo di fare del nostro meglio, ultimamente poi vogliamo provare a spaziare anche su altri fronti.
      A presto!

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