Stoner (1965) di John Williams

copj170.aspStoner è uno dei titoli più ricorrenti nelle discussioni virtuali di gruppi di appassionati che frequento, un romanzo dimenticato (è stato ripubblicato pochi anni fa negli USA e in Italia nel 2012) che è tornato “di moda” e alla fine ho ceduto anche io. Può la storia di un uomo, un professore universitario dall’apparente vita ordinaria essere un racconto avvincente e appassionante? La risposta è in questo caso positiva: l’autore con estrema pacatezza e semplicità ci fa conoscere William Stoner, un ragazzo di campagna che, folgorato da una lezione di letteratura inglese all’università, prenderà la decisione di studiare quell’ambito e diventare professore, arrivando a non lasciare mai l’ateneo, sposandosi senza successo e affrontando spesso problemi lavorativi. Come ultimamente mi accade, non mi sono informato molto sulla trama e ho lasciato che fosse la semplice curiosità a guidarmi e mi sono ritrovato in questo caso a divorare letteralmente il romanzo nemmeno mi trovassi di fronte a un thriller ad alto tasso di adrenalina. In questa storia si scopre il fascino della normalità, il tentativo di vivere secondo le proprie passioni, le sottili sfumature dell’inettitudine, l’impossibilità di uscire dalla fitta rete sociale di doveri in cui ci si ritrova e il soccombere delle proprie aspirazioni di fronte al passare inesorabile degli anni. A tratti ho provato simpatia, orgoglio davanti a certe scelte di Stoner, rabbia nei confronti di alcuni personaggi che si oppongono al nostro eroe e tenerezza quando raggiungeva i propri obiettivi. Ho trovato molto efficace l’ambientazione accademica e anche le dinamiche familiari, così come la ricerca di una propria dimensione nello studio della letteratura. Non aggiungo altro, dico solo che ha tutte le caratteristiche per essere un piccolo classico, uno stile asciutto privo di fronzoli, toccante senza cadere nella stucchevolezza e sicuramente lo consiglio.

“Certe volte, la mattina, quando si faceva la barba, guardava la sua immagine riflessa nello specchio e non si riconosceva affatto in quel viso che ricambiava stupito il suo sguardo, in quegli occhi chiari che spuntavano da una maschera grottesca.”

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